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UX etica, cosa vuol dire?
Stiamo assistendo alla creazione di un mondo in cui digitale e reale ormai sono un continuum. Dove le informazioni della propria quotidianità si uniscono e formano enormi data base, che sono il punto di partenza per analisi comportamentali e predittive. È quindi fondamentale per i designer creare delle experience digitali trasparenti ed etiche, che aiutino le persone a capire cosa c’è dietro l’interfaccia, compresi eventuali pericoli.
È importante che gli UX designer sappiano di avere anche questo ruolo.
Frank Spiller, Chief Experience Officer in Experience Dynamics ha trattato l’argomento durante un webinar molto interessante, visibile interamente su youtube.
Consiglio a tutti gli interessati la visione. E cercherò di riportare i principali punti qui sotto.
UX etica
Cominciamo con una grande verità che spesso viene dimenticata: l’uomo e la tecnologia sono due entità separate.
Siamo dipendenti dai cellulari e dai social media. Ci facciamo sempre più condizionare da eventi digitali come un like o un commento, sia positivi che negativi, ma ricordiamoci che questi sono e restano tool, sono esterni dall’essere umano.
La tecnologia è un’estensione dell’essere umano, non è nella natura dell’essere umano.
È stata creata per aiutare l’uomo, per renderlo più veloce, potente, intelligente, preciso… e potrei andare avanti all’infinito, elencando tutti gli ambiti in cui la tecnologia aiuta l’essere umano a raggiungere i propri compiti o obiettivi.
È importante sottolinearlo e tenerlo presente in ogni progetto UX:
se la tecnologia ha lo scopo di elevare l’essere umano, il progetto deve però partire dall’uomo, non da essa.
Il compito degli UX designer? Diventare la voce delle persone nei progetti, per proteggerle ed essere come i loro avvocati, difendendole e sostenendole.
La UX etica parte dal concetto che gli UX designer devono essere la voce degli utenti all’interno dei progetti.
Frank riporta l’esempio delle notifiche e qui aggiungo un mio approfondimento. Pensiamo a una normale giornata di lavoro e alla quantità di notifiche di nuovi messaggi che compaiono sul computer o sullo smartphone.
È vero che esiste la possibilità di attivare o meno le notifiche, ma solitamente è un’impostazione che viene scelta quando si installa un programma e poi non si ricorda più come modificarla.
Sicuramente è una funzionalità utile, perché avvisa quando arrivano dei nuovi messaggi, ma se andiamo ad analizzarla più nel dettaglio, pensando alle diverse user story, potrebbe essere pensata in altro modo: ogni volta che una persona sposta il focus da quello che sta facendo su un’altra attività ci vogliono 25 minuti circa per riprendere la concentrazione.
Pensiamo alla giornata di lavoro e a quante notifiche arrivano. Facciamo due conti. Consideriamo 7 ore lavorative, che corrispondo a 420 minuti, dividiamole ora per 25, i minuti che ci vogliono per ritrovare il focus, e il risultato è 16,8…questo vuol dire che se riceviamo più di 17 notifiche al giorno (mail e whatsapp) non siamo in grado di concentrarci sul lavoro che stiamo facendo.
La domanda che uno UX designer dovrebbe porsi è: sto veramente aiutando gli utenti con questa funzionalità? Li sto proteggendo e li sto guidando verso un potenziamento del loro valore?
La risposta è no.
Questo non vuol dire eliminare la funzionalità, ma che potrebbe essere aggiunto un filtro sulle notifiche per permettere di selezionare solo quelle di alcuni mittenti (già presente ma a volte complesso), o di vederle solo per alcune ore del giorno.
Potrebbe essere interessante aiutare le persone con consigli di time management che le aiutino a migliorare la concentrazione e il focus, organizzando le notifiche con intervalli di 45 min, così da rispettare delle finestre di attenzione.
Questo è solo un esempio, ma è molto importante, perché proprio le notifiche sono una delle cause di perdita di concentrazione e focus che riscontriamo negli adulti e soprattutto nei ragazzi. La tecnologia in questo caso non ha aiutato l’uomo a crescere, la UX non lo ha protetto, quindi non possiamo parlare di UX etica.
Perché succedono questi errori?
Spesso succede perché si pensa poco ai bisogni di TUTTI gli utenti.
I designer si concentrano a pensare come farebbero loro, o la cerchia (più o meno allargata) di persone che conoscono. Il problema descritto sopra riguarda usi diversi per tipologie diverse di persone. Persone che non si sono considerate al momento della progettazione, ad esempio una tipologia di persone con un comportamento comune differente da quello conosciuto dal designer.
È qui entra in gioco un discorso di inclusività. Una progettazione inclusiva deve pesare a tutte le persone per cui si progetta e una buona UX etica deve essere inclusiva per poter funzionare.
Il termine inclusività è molto usato oggi ma per quanto riguarda la UX etica può avere una valenza più ampia, non si parla solo di diversità di razza e genere, ma anche di comportamento e di abitudini.
Le 10 domande per una UX etica
Parlando di UX etica, un designer dovrebbe porsi queste domande:
- Ho coinvolto gli utenti nel mio progetto?
- Chi sono gli stakehokeders?
- Devo chiedere il consenso per uso di dati/informazioni personali?
- Sto progettando qualcosa di poco morale ed etico?
- Gli interessi di business sono più importanti delle scelte basate sui bisogni degli utenti?
- Quali son i benefici per gli utenti?
- Quali sono i possibili pericoli (anche in futuro)?
- Ci sono delle ripercussioni legali su quello che sto progettando?
- Ci sono barriere o errori dovuti a comportamenti differenti in culture diverse?
- Come sarà il mio progetto tra 10 anni?
In definitiva il consiglio è quindi quello di non fermarsi al conosciuto ma aggiungere una (o più) lenti ad inizio progetto che mettano in risalto bisogni, usi e abitudini di tutte le persone coinvolte, soprattutto quando si parla di progetti global dove la differenza tra culture può essere molto importante nelle scelte di UX e UI.
Per approfondire l’argomento puoi andare alla pagina di descrizione del corso, e scaricare il ppt del webinar.
Se vuoi maggiori informazioni sul Design dell’inclusività Microsoft ha creato un sito dedicato