Un tempo era l’art director e il copywriter.
Oggi, nella progettazione di esperienze basate sull’Intelligenza Artificiale, la coppia creativa è cambiata: da un lato il designer conversazionale, che cura l’interazione e il tono; dall’altro lo sviluppatore orchestratore, che connette sistemi, dati e modelli AI.
Due ruoli diversi, ma complementari, che stanno ridefinendo il modo in cui costruiamo interazioni intelligenti.
In questo articolo esploriamo come nasce questa nuova alleanza progettuale, perché è centrale nel conversational design, e cosa cambia davvero per chi lavora in questo campo.
Dall’art-copy alla nuova coppia dell’AI
Nel mondo della pubblicità tradizionale, la coppia creativa era il cuore di ogni campagna: uno pensava per immagini, l’altro per parole. Due menti, una visione.
Nell’era delle esperienze digitali intelligenti, il principio resta: servono due professionalità diverse ma sincronizzate per dare vita a interazioni efficaci.
Solo che oggi non si progettano più spot o claim, ma sistemi conversazionali, assistenti virtuali, agenti intelligenti capaci di dialogare, agire, adattarsi.
E per farlo bene, serve:
- chi costruisce l’ecosistema che la rende possibile (con visione tecnica e architetturale).
- chi pensa e scrive la conversazione (con visione UX),
Il conversational designer: più stratega che writer
Il conversational designer non è solo un copywriter evoluto.
È una figura ibrida che lavora tra scrittura, UX, ricerca e linguistica computazionale.
Le sue competenze spaziano da:
- progettazione di flussi conversazionali,
- definizione del tono di voce,
- scrittura per il parlato o per il testo,
- prototipazione di dialoghi,
- testing e refinement,
- e sempre più spesso, scrittura di prompt e ottimizzazione di LLM.
Ma soprattutto, il designer conversazionale non lavora da solo: ha bisogno di sapere cosa può o non può fare il sistema, cosa succede dietro le quinte, quali dati sono disponibili, come cambia l’esperienza se cambia il canale.
Lo sviluppatore di ecosistemi: non solo codice
All’altro capo della coppia troviamo uno sviluppatore molto diverso dallo stereotipo del “coder silenzioso”.
Lo sviluppatore orchestratore è colui che:
- collega API e knowledge base,
- integra LLM con dati aziendali e CRM,
- connette più canali e interfacce (voce, testo, app),
- gestisce il contesto e le memory AI,
- garantisce sicurezza, scalabilità, compliance.
In pratica, fa dialogare i sistemi tra loro.
Non basta far funzionare il bot: bisogna orchestrare un’esperienza coerente, che tenga insieme intenti, dati, canali e logica.
Dove si incontrano: progettare l’orchestrazione
Il punto di contatto tra le due figure è la progettazione del journey:
il conversational designer lo disegna, lo sviluppatore lo abilita.
Ma il vero valore emerge quando lavorano insieme, sin dall’inizio, con una logica iterativa e condivisa:
- il designer propone flussi e fallback intelligenti,
- lo sviluppatore segnala limiti e possibilità tecniche,
- entrambi costruiscono un ecosistema modulare, adattivo e scalabile.
In progetti AI, l’orchestrazione è tutto: ogni azione, ogni messaggio, ogni micro-interazione ha impatti su contesto, memoria, logica.
Serve una visione d’insieme e una collaborazione costante.
Conversational design AI: perché oggi è impossibile improvvisare
Nel 2025 non possiamo più pensare al conversational design come un progetto “di testo” o “di marketing”.
Un assistente intelligente è una combinazione di linguaggio, logica, dati e memoria.
Se manca il design, l’interazione è sterile.
Se manca l’integrazione tecnica, l’assistente diventa inutile.
Oggi è comune vedere progetti fallire perché:
- designer e sviluppatori lavorano a silos,
- non si condividono obiettivi e vincoli,
- mancano strumenti e linguaggi comuni,
- non si testano i flussi in ambienti realistici.
Eppure, con la giusta collaborazione, si possono progettare esperienze conversazionali davvero efficaci, umane e accessibili.
Gli strumenti condivisi della nuova coppia
Per far funzionare questa nuova coppia creativa, servono anche strumenti in comune.
Alcuni esempi pratici:
- Mappa dei flussi conversazionali (visiva, condivisa)
- Design brief tecnico-funzionale (scritti in modo chiaro, senza gergo)
- Prototipi interattivi (da testare su utenti reali)
- Documentazione API chiara e accessibile
- Layer di orchestrazione trasparente (chi fa cosa, in che ordine, con quale dato)
Quando questi strumenti esistono e vengono usati da entrambi i ruoli, il lavoro si velocizza, gli errori si riducono, l’esperienza finale migliora.
Una questione anche di cultura e linguaggio
Spesso i problemi non sono tecnici, ma culturali: designer e sviluppatori parlano linguaggi diversi, hanno tempi diversi, priorità diverse.
Serve una cultura condivisa in cui:
- la conversazione non è solo “testo”, ma interazione dinamica,
- il codice non è solo “funzione”, ma infrastruttura narrativa,
- entrambi lavorano per l’esperienza dell’utente, non per consegne separate.
Per farlo, serve anche formazione: i designer devono capire come funziona un’AI, i developer devono conoscere i principi base del linguaggio e della UX conversazionale.
Checklist: come far funzionare la nuova coppia creativa AI
Ecco una mini guida operativa per costruire team conversational AI efficaci:
- Non dare nulla per scontato: test, misura, migliora
- Definisci ruoli e responsabilità fin dall’inizio
- Crea una mappa dei flussi accessibile a entrambi
- Condividi vincoli tecnici e limiti linguistici
- Documenta ogni touchpoint del journey
- Usa strumenti comuni per prototipare e testare
- Fai co-design: incontri brevi ma frequenti
- Cura la documentazione: prompt, fallback, connessioni
Conclusione: creatività tecnica, precisione narrativa
Il futuro del conversational design non è fatto di singoli “geni creativi”, ma di coppie complementari.
Il designer conversazionale e lo sviluppatore orchestratore sono i nuovi arte-copy dell’AI: progettano esperienze vive, intelligenti, accessibili.
Uniscono visione e logica, empatia e precisione, parole e dati.
E quando lavorano insieme davvero, il risultato non è un chatbot: è un ecosistema conversazionale intelligente.