Sir Ken Robinson nel suo speech racconta di come l’educazione scolastica distrugge la creatività perché costruisce regole per cui si teme sbagliare. In Sillicon Valley hanno sintetizzato il concetto in quello che è diventato quasi un mantra del pensiero agile “Fail fast. Succeed faster.”
Ecco lo speech di Ken Robinson nella sua versione completa dal sito di Ted Talks.
Ogni tanto devo rivedere questo speech perché penso che sia uno dei discorsi sull’educazione e sulla creatività più belli e divertenti che io abbia mai visto.
È stato registrato nel febbraio 2006, 14 anni fa. Oggi, con una situazione come quella che stiamo vivendo, penso sia veramente necessario rivederlo e diffonderlo.
Per colpa di una pandemia siamo stati costretti a cambiare le nostre abitudini e i ritmi quotidiani. Io ho due figli di 10 e 11 anni, il primo alle elementari e la seconda alle medie.
Mi piacerebbe analizzare la situazione che stiamo vivendo alla luce di quanto emerge dalle parole di Sir Ken Robinson, perché sono più che mai attuali.
I bambini non hanno paura di sbagliare, provano sempre. Se va bene, continuano, altrimenti cercano un’altra soluzione.
Questa affermazione è una delle basi del Ted speech di Ken Robinson:
Se no sei preparato a sbagliare, non sarai mai creativo.
E aggiungo anche che non crescerai mai. Ora vi racconto come il mindset della Silicon Valley “Fail fast. Succeed faster.”, i pensieri di Ken Robinson e il principio base del growth haking, la sperimentazione come unica strada per l’apprendimento e la crescita, si sono legati fra loro nell’epoca del Covid-19. Ad opera di bambini e ragazzi che nulla sanno di tutto questo.
La pandemia ha spinto i più giovani a passare dall’educazione tradizionale alla didattica a distanza: in poco più di due settimane hanno dovuto cambiare totalmente il modo di vivere la scuola, le relazioni con gli amici e con gli insegnanti.
A nessuno di loro era mai stato introdotto l’argomento, non erano state fatte delle prove, non lo avevano sperimentato in una situazione “normale”, eppure hanno reagito in modo esemplare (i miei figli, come penso lo abbiano fatto tutti i bambini).
Non hanno fatto un’analisi dei tool presenti, non hanno fatto braistorming, riunioni interminabili o altro.
Hanno provato e basta.
Hanno visto che le insegnanti utilizzavano una piattaforma di video call… perché allora non usarla per fare i compiti e ripassare con gli amici, per giocare a Uno, per fare gli slime insieme.
Non hanno avuto bisogno di tanti strumenti, hanno usato l’unico che avevano, adattandolo e sfruttandolo per le loro esigenze. Il tool ha dei limiti? Ok, hanno sempre trovato in qualche modo una soluzione per ottenere un risultato: “Fail fast. Succeed faster.”!
I bambini non si sono soffermati sulla tecnologia, ma sul loro bisogno, sulla gioia di rivedere un amico e passare tutto il pomeriggio insieme… a distanza, ma comunque insieme. Questa è la creatività di cui parla Ken Robinson.
A volte è stato anche più divertente così, perché non ci sono stati i limiti di orario e i mille impegni che solitamente hanno, imposti da altri. Sono stati liberi di gestire il tempo come volevano.
Mio figlio non aveva mai fatto i compiti insieme ai suoi amici. Adesso hanno creato e pianificato le ore di studio dove svolgono i compiti insieme, si aiutano e si divertono anche. Tutto questo provando e migliorando giorno dopo giorno.
Un atteggiamento maturo, che mi ricorda anche la “regola dei 30 giorni” analizzata da Matt Cutts.
Hanno iniziato con una semplice chiamata e, sfruttando la loro creatività, ogni giorno hanno aggiunto un pezzo fino a creare un sistema funzionante, che gli adulti non potrebbero sviluppare così velocemente, per colpa della paura di sbagliare e di regole intransigenti.
Se penso alla mia situazione, mi vergogno un po’. Io lavoro in una realtà fortunata, dove un giorno alla settimana facevamo smart working, quindi avevamo già tutti gli strumenti per affrontare questa situazione. Era da un anno che avevamo testato, migliorato e sviluppato il sistema. In più, lo smart working è un concetto che noi adulti già conoscevamo, perché se ne parla d tempo, eppure non abbiamo reagito allo stesso modo.
Non stiamo sfruttando il momento per creare nuove forme di collaborazione e dialogo, per migliorarci ogni giorno, per provare nuove strade. Ci sono delle regole, delle procedure, dobbiamo usare quelle… perché sono testate.
Vedendo l’esempio dei miei figli, penso che magari questa non è l’unica strada percorribile.
Magari potremmo sfruttare il momento per trovare un modo di lavorare migliore.
Magari potremmo inventarci qualcosa di diverso.
Magari potremmo almeno provarci.
Però noi no, non facciamo un passettino in più ogni giorno. Noi non proviamo perché non possiamo sbagliare. Noi non possiamo sperimentare liberamente. Il “Fail fast. Succeed faster.” non è contemplato. O forse, in realtà, abbiamo la mente così atrofizzata dalle regole che non ci viene neanche naturale pensare che ci potrebbe essere un’altra strada. La creatività di cui parla Ken Robinson è solo un ricordo. E ci arrendiamo ancora prima di cominciare.